Una antica tradizione che prevede un corteo festante che porta un grande fantoccio, chiamato appunto Giubiana (con tutte le variazioni fonetiche e dialettali), destinato ad essere bruciato sulla pubblica piazza.
Sull’origine del nome di questa festa ci sono alcune perplessità. Per alcuni deriverebbe dal dialetto piemontese Giobbia, che significa giovedì; per altri sarebbero da ricercare delle influenze legate al nome di Giove: ma anche in questo caso l’interpretazione sembra un po’ tirata per i capelli.
Più concretamente, la Giubiana può essere posta sulla scia delle altre figure arse o cacciate alla Candelora, e che identificano l’inverno e la cattiva stagione, contro ai quale i contadino inscenava una sorta di rito apotropaico, destinato a terminare con l’allontanamento simbolico del freddo e l’invito alla bella stagione (non dimentichiamo che Carnevale è alle porte) di fare il suo ingresso, o quanto meno cominciare a donare i primi raggi di un sole un po’ più caldo. Ogni rappresentazione è destinata a finire a tavola, a cui fanno corona balli, musica e desiderio di far festa, con il tradizonale risotto con la salsiccia (altra leggenda… per scacciare la strega che mangiava i bambini…). Durante il rogo, in particolare, le fiamme sono accompagnate da schiamazzi e suoni.
Se proviamo a curiosare tra le suggestioni del folklore, scopriamo una credenza particolarmente curiosa che lega quel simulacro arso nelle pubbliche piazze ad una figura densa di immagini leggendarie: la strega.
E così, in parte nella tradizione popolare la Giubiana ha assunto i toni della strega vera e propria, ed è spesso descritta nelle leggenda come una vecchia cattiva, malefica che mangia i bambini o li rapisce, gioca a carte con i morti. Tra le sue prerogative, avrebbe una gamba rossa…
La Giubiana resta comunque una figura tipica del folklore lombardo, impersonante la brutta stagione, oppure la strega, o semplicemente qualcosa che si cerca di allontanare trasformandolo in un simbolo che perdendosi nel fuoco muta la leggenda in tradizione. Una tradizione destinata a mantenere saldo il proprio legame con un passato lontano, lontano.
Un passato che la cultura moderna ha spesso un po’ lasciato da parte: va però osservato che rappresenta un importante contributo per non perdere di vista la solidità di una tradizione spesso molto antica, in cui anche un rito semplice e in fondo privo di grandi contenuti, come la Giubiana, costituisce una traccia importante per non perdere di vista le tradizioni locali.
Si tratta di un patrimonio culturale che non è mai stato totalmente spento: lo ritroviamo nei segni più piccoli di un mondo contadino che non ha voluto rinunciare alle proprie radici e che ogni anno rimette in scena un rito senza tempo.