Terza Puntata.
Oggi trattiamo di Neuroscienze, Questa disciplina si occupa dello studio del sistema nervoso e alla prossima conferenza EADMT organizzata da APID sarà ospite Il Prof. Vittorio Gallese. Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma (coordinato da Giacomo Rizzolatti e composto da Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio Gallese e Giuseppe di Pellegrino) si dedicò allo studio di un’area della corteccia cerebrale deputata al movimento. Questi studi sono stati oggetto di approfondimenti, critiche, discussioni.
Ma per il nostro piccolo mondo cosa sono i neuroni specchio e che importanza hanno?
Paragrafi Tratti da un capitolo di “Ascolto! Dunque sono Corpo e movimento per una crescita fisica psichica e spirituale” di Elena Maria Fossati
Il cervello umano è molto complesso; in esso sono presenti le strutture e le funzioni di esseri meno evoluti, è presente la nostra filogenesi: il “cervello rettile” che al momento della nascita costituisce il 94% della massa cerebrale e che presiede alla regolazione del movimento, all’assunzione della postura, e ai bisogni più primitivi. Il “cervello mammifero”, (…), il “cervello umano”, propriamente detto, forma la corteccia cerebrale, esercita una funzione cognitiva evolutiva in base a fattori genetici, esperienze precedenti e alla memoria. (…)
Le esperienze che noi tutti facciamo, che il bambino-la bambina fanno incidono sulla nostra mente e così eventi del passato spesso continuano ad avere un impatto sul modo di percepire il presente e di costruire il futuro.
A partire dai primi momenti di vita il nostro cervello è in grado di rispondere alle esperienze modificando i collegamenti fra i neuroni, che costituiscono le unità di base del funzionamento cerebrale. Tali connessioni sono fondamentali per il cervello e svolgono un ruolo importante nei processi che permettono di ricordare le esperienze. La struttura del cervello plasma le sue funzioni; le funzioni del cervello e le esperienze generano la rete di connessioni, creando la mente, che definisce ciò che siamo.
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La mente è il risultato delle attività del cervello ed elabora le informazioni in differenti modi: alla base vi sono i sistemi percettivi, come vista, udito; a un livello superiore vi sono le varie forme di intelligenza, linguistica, spaziale, cinestesica, musicale. La nostra percezione influenza il nostro comportamento, i dati provenienti dal mondo esterno vengono da noi elaborati e generano reazioni specifiche. Gli emisferi cerebrali hanno modalità distinte di elaborazione, la separazione permette loro di lavorare in modo quasi indipendente, ma, grazie al corpo calloso che li collega, abbiamo la possibilità di avere uno scambio di informazioni. La modalità destra di elaborazione è olistica, non lineare, visiva, spaziale. Le forme di comunicazione non verbale, il senso integrato del corpo, i modelli mentali del sé, sono processi “governati” dall’emisfero destro. La modalità sinistra è tipicamente lineare, logica, basata sul linguaggio.
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Le esperienze influenzano il modo di percepire il presente, creano modelli mentali del mondo. Le esperienze che integrano le sensazioni, che hanno origine dal nostro corpo e dalle nostre interazioni con gli altri, possono costituire le basi su cui il sé si sviluppa.
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Lo sviluppo di queste aree corticali (in particolare la corteccia orbi- frontale) aiutano a migliorare la percezione di sé e di sé con gli altri. Le esperienze corporee formano le fondamenta per la costruzione del senso del Sé. La possibilità di avere “un tempo e uno spazio speciali” permettono al bambino e alla bambina, all’adulto, in relazione con il conduttore, l’educatore, l’adulto,… di sviluppare una più profonda consapevolezza di sé e di plasmare attivamente le modalità con cui percepiscono e creano la loro vita. Il bambino/a, l’adulto nel setting, nello spazio di movimento, si muovono in uno spazio speciale dove possono permettersi di sperimentare, organizzare, paragonare lunghezze, dimensioni, direzioni, forza,… in questo luogo sperimenteranno anche il tempo: il tempo lineare della vita e la propria storia.
In questo spazio di relazione e di azione il bambino/la bambina apprendono, mettono in relazione percezione ed azione, si crea un collegamento tra azione motoria e percezione: il nostro cervello si attiva attraverso i “neuroni specchio”.
I neuroni specchio sono una classe di neuroni specifici che si attivano sia quando si compie un’azione sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare tra con- specifici). I neuroni dell’osservatore “rispecchiano” quindi il comportamento dell’osservato, come se stesse compiendo l’azione egli stesso. Questi neuroni sono stati individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell’ uomo. Nell’uomo, oltre ad essere localizzati in aree motorie e pre- motorie, si trovano anche nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti scoperte delle neuroscienze degli ultimi dieci anni.
L’osservazione diretta dei neuroni specchio è stata più difficile nell’uomo che non nelle scimmie. Mentre in queste ultime si possono osservare i singoli neuroni, nell’uomo si possono osservare le attivazioni solo attraverso variazioni nel flusso sanguigno dovute ad esse. I primi esperimenti con esseri umani, condotti con immagini di azioni (afferrare, ecc.) prodotte graficamente al computer, diedero, infatti, risultati deludenti. La ripetizione degli stessi esperimenti con azioni eseguite e osservate fra persone in carne e ossa diede invece risultati più concreti. Affinando le tecniche di indagine e di “brain imaging” è stata eseguita una localizzazione precisa dei neuroni specchio umani.
(…) Esperimenti condotti dal gruppo del Prof. Vittorio Gallese dimostrano che nell’uomo l’attivazione dell’area di Broca e di altre aree in presenza di azioni complesse (afferrare per mangiare, dare un calcio a un pallone, prendere oggetti per ordinare) è senz’altro collegata al linguaggio in un sistema di “risonanza” più complesso che non quello della scimmia. La differenza sostanziale è che il sistema umano dei neuroni specchio codifica atti motori transitivi e intransitivi, è risultata cioè capace di codificare sia il tipo di azione che la sequenza dei movimenti di cui essa è composta. Nell’uomo non è necessaria una effettiva interazione con gli oggetti: i suoi neuroni-specchio si attivano anche quando l’azione è semplicemente mimata. Anche se il loro ruolo primario rimane quello di comprendere le azioni altrui, il contesto umano è evidentemente più complesso.
(…) Il Prof. Gallese sottolinea che quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, le stesse cellule che entrano in funzione quando siamo noi stessi a compiere quel gesto. Questa scoperta suscita nuove riflessioni, perché ha messo in luce come la reciprocità che ci lega all’altro sia una nostra condizione naturale, pre-verbale e pre-razionale.
L’animale umano è un animale sociale, che per crescere e vivere ha, per sua natura, bisogno della relazione – da quella fisica a quella comunicativa – con i propri simili. Uno dei meccanismi fondamentali dell’interazione sociale è l’imitazione. Spesso ci capita di imitare certi gesti, ma non abbiamo idea di come sia possibile farlo, di cosa si debba sapere per imitare. Possiamo imitare l’azione altrui, perché il nostro cervello risuona, per dir così, assieme a quello della persona che stiamo osservando. Si tratta di un meccanismo cerebrale fondamentale, perché permette una sorta di comunicazione non linguistica fra i cervelli. C’è di più: se quel che fai tu è simile a quel che faccio (o potrei fare) io, allora io sono in qualche modo tuo simile, e viceversa. La soggettività umana, ma probabilmente anche quella di animali diversi dall’Uomo e dalla Donna, nasce attraverso meccanismi cerebrali di questo tipo.
Detto altrimenti, l’animale umano scopre se stesso – così come sosteneva Merleau-Ponty , come quel certo corpo che è, quella certa soggettività che è, soltanto attraverso la relazione con l’altro. I neuroni specchio riconoscono le intenzioni altrui. Il Bambino, la Bambina, l’adulto nel gruppo vedono se stesso/a nel movimento dell’altro, entra in contatto con lo stato della mente del compagno, della compagna, creano una sensazione di risonanza, di condivisione di flussi di energia: “Ascoltano!”. Quando si provano sensazioni positive o negative possiamo noi adulti condividere questi stati emozionali e contribuire a rendere queste sensazioni consapevoli. Queste esperienze sono difficili ma molto gratificanti.
“(…)In effetti, le esperienze corporee interagite con il mondo circostante sono le basi dello psichismo, dalle rappresentazioni inconsce alle rappresentazioni coscienti”.
Winnicott
Elena Fossati
“Lo Spazio