Settimana scorsa parlando dei fiori di Bach ho introdotto le danze in cerchio sacre e meditative (forse avete visto il video). Cosa sono?
Ecco allora un breve articolo tratto dal mio libro “Ascolto! Dunque sono” (edito da ilmiolibro.it), ma se volete saperne di più potete venire a danzare con me oppure leggere i libri di Joyce Dijkstra e di Alba Naccari.
La danza pone delle domande
al mio corpo
ed il mio corpo
risponde
-Anastasia Geng-[1]
Fin dall’antichità l’uomo ha danzato per ringraziare il proprio Dio, per ringraziare la Grande Madre, la Natura, per allontanare il dolore della morte di un proprio caro, ha danzato come preghiera, ha danzato per esorcizzare le proprie paure; l’uomo/la donna hanno danzato da soli o in gruppo. La danza ha avuto un ruolo sacro[2] all’interno della vita di una persona, di un clan, di un popolo, di qualsiasi cultura, tradizione, religione.
In questo breve approfondimento sulla danza sacra non parlerò del fondatore delle danze sacre, “Danze Meditative”, Bernard Wosien, un danzatore prussiano (morto nel 1986), ma descriverò le possibilità che la danza sacra/meditativa offre: il rapporto con il movimento, l’esperienza del proprio corpo, la comunicazione con gli altri che danzano insieme a te …. la possibilità di pregare e di ascoltare il proprio mondo fisico, emotivo, spirituale senza l’uso della parola, ma con una “semplice” danza che va nello spazio tridimensionale come tutta la creazione; passi che creano simboli, come il cerchio, la croce, il labirinto,…. e simboli che parlano all’uomo.
Oggi molti apprezzano le danze in cerchio (tradizionali e sacre) come esperienza non-verbale, ma credo che ci siano altri aspetti in esse a patto però che non si pretenda di capire fino in fondo la danza in cerchio da un punto di vista strettamente razionale.
Come professionista DanzaMovimentoTerapeuta (per saperne di più www.apid.it) sono consapevole che la danza favorisca alcune dinamiche (motorie, psicomotorie, fisiche, psicologiche,…). Considerando che le danze in cerchio e le danze meditative sono sempre più conosciute e diffuse, penso che sia utile notare che:
la forma del cerchio è un antichissimo simbolo ;
imparare a sentire e seguire il ritmo ha un effetto terapeutico;
esiste una forte risonanza tra ritmi di danza e ritmi biologici;
tutte le persone insieme condividono il desiderio e l’esigenza di un contatto che si realizza nelle danze in cerchio sia nel linguaggio non verbale che in quello verbale;
non c’è bisogno di avere esperienze di danza;
le danze in cerchio possono essere un veicolo simbolico per le emozioni dei partecipanti, guidati da un conduttore preparato;
Le danze sacre ci consentono di collegare corpo- mente-anima permettendo a ciascuno di noi di entrare in contatto con il proprio io più profondo.
Le danze sacre, meditative, tradizionali non sono terapia, ma è comunque chiaro che hanno effetti “terapeutici”: la danza tocca livelli profondi e porta cambiamenti.
La musica, i passi, i gesti, il cerchio, le pause, simbolizzano la vita, le fatiche, le gioie, i ritmi della vita. Le coreografie sono in cerchio, con i passi è possibile creare un labirinto, una spirale, una croce: quando lavoriamo con questi antichi simboli, liberiamo il loro potenziale spirituale, la loro energia. E, come le danze, i simboli possono avere sulle persone un effetto molto differente, perché le nostre esperienze sono individuali. Il simbolo contiene tutta la verità, non solo la parte che vedo o che voglio vedere. E’ molto bello vivere il linguaggio profondamente curativo ed olistico delle danze.
E come diceva Danny De Vito in “The Big Kahuna” :
“… Balla! Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno…”.
Magari non saranno danze sacre e tradizionali
e saranno balli di gruppo o altro…
Ma Balla!
[1] Docente di Danze in Cerchio e danzatrice di origine Lettone ha collegato le danze ai fiori di Bach.
[2] Mircea Eliade, in un Discorso pronunciato al Congresso di Storia delle religioni di Boston il 24 giugno 1968,
definisce: “Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L’esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per costruire un mondo che abbia un significato.”