In lingua inglese c’è un termine che io amo molto EMBODIMENT, non così facilmente traducibile in lingua italiana, ma che nella pratica di DanzaMovimentoTerapia, nello Yoga, nel Taiji, nella danza sacra e meditativa e in tutte quelle discipline, pratiche e metodi in cui mente e corpo sono nella consapevolezza, questo temine ben si incarna appunto, ben si attua, si pratica!
Spesso si sottolinea che la consapevolezza si pratichi con la mente, ma non è così: la consapevolezza la pratichi con la mente-corpo, con tutto il tuo essere.
In questi giorni passeggio con mio marito, ma mi rendo conto che spesso le mie passeggiate non sono così consapevoli: mi guardo attorno, chiacchiero con lui! Passeggiate piacevoli certamente, ma non proprio di consapevolezza.
Mi dedico così alla pratica con il corpo della Mindulness con altre modalità a me congeniali, io ti descrivo la mai, ma ti invito a trovare la tua.
Le tradizionali istruzioni di meditazione Mindfulness da seduti servono per notare quando la mente si è allontanata e riportarla al respiro.
Nel movimento consapevole, ogni volta che noti di essere stato assorbito dai pensieri, puoi riportare la tua attenzione sulla sensazione dei tuoi piedi sul pavimento, del sudore sulla pelle, del suono del tuo respiro o dello sforzo muscolare richiesto per un tenere un’Asana, una postura, un movimento, qualsiasi sensazione che sia viva per te in quel momento.
Rischiarare la mente attraverso la percezione delle sensazioni del corpo e muoversi con una qualità di presenza invece di guardare l’orologio, o chiacchierare, ti danno un senso di integrazione e incarnazione nel corpo della consapevolezza, la sensazione di EMBODIMENT appunto.
È un ottimo modo per affrontare la giornata, quasi come se fossi in ritiro di pratica di consapevolezza.
Ho provato una sequenza di movimento consapevole, rielaborata dal lavoro di Cyndi Lee, che ritroverai anche nello yoga se lo pratichi. Prova!
Ho utilizzato questa musica https://youtu.be/e096e5OONeU tratta da Music of Wisdom che mi da emozioni e sensazioni legate a questo periodo dell’anno!
Inizio seduta con le mani sulle ginocchia e inizio a oscillare avanti e indietro a destra e a sinistra per equilibrare il mio peso e trovare la mia verticalità…
Quando ho trovato la mia centratura posso iniziare ad ampliare il mio movimento e quindi a lasciare le mani dalle ginocchia, portarle a terra e iniziando dal coccige, mi lascio sollevare come l’increspatura di un lago , del mare, un movimento a onda che muove la mia colonna vertebrale fino a quando non mi arriccio e mi ritrovo a “4 zampe” come un gatto e così mi sono nell’Asana del Gatto o Gatto-Mucca e inizio a arrotondarmi in un arco di gatto e a invertire la postura (mucca). Se la mente si perde, la riporto indietro notando la mia schiena dove la sento elastica, tesa, spaziosa,…
Sento il movimento e inizio a sperimentarmi e chissà per i praticanti di Yoga potrei entrare nella posizione della montagna, detta anche del cane che guarda in giù… ma io sento i miei piedi che si piantano al suolo e mi danno forza per raddrizzare le mie gambe e sollevare il mio sedere e guardare il mondo a testa in giù con le mie mani ben piantate a terra.
Sento il mio corpo e guardo la stanza da un altro punto di vista… respiro, sento la forma e poi le mie mani si avvicinano lentamente a i miei piedi e lascio srotolare la colonna vertebra per vertebra, come una collana di perle e mi sollevo nella verticalità sentendo i piedi ben radicati al suolo… E così dalla verticalità posso iniziare a camminare… i miei piedi, le mie gambe… il mio equilibrio… poi mi fermo e lascio scivolare le mie mani lungo le cosce, le ginocchia, i polpacci, le caviglie, mi accarezzo e le mani arrivano ai miei piedi… mi piego sulle ginocchia e noto quando avviene ciò… mi lascio andare nuovamente, le mani verso la terra/pavimento, il collo e la testa che si abbandonano consapevolmente alla forza di gravità … e di nuovo ritorno a osservare il mondo a testa in giù … e spostando una mano sul pavimento, poi l’altra, mi ritrovo di nuovo in Cane rivolto verso il basso, la Montagna. Le mie ginocchia scendono al suolo e ritorno nel gatto… la mia colonna come un’onda si muove e torno a sedermi… le mie mani tronano alle ginocchia e mi fermo!
Come sto ora? Consapevole nel mio essere mente-corpo…
Quando si aspetta qualcuno, qualcosa di molto importante per noi, la vigilia è sempre qualcosa di eccitante, come ci ricorda la volpe de Il Piccolo Principe:
“Non ci conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
“Che cosa bisogna fare?” domando’ il piccolo principe.
“Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi’, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”
Il piccolo principe ritorno’ l’indomani.
“Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe.
“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”.
“Che cos’e’ un rito?” disse il piccolo principe.
“Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
Tratto da “Il Piccolo Principe” di Antoine Saint Exupery
Tutti ci stanno sottolineando che questo Natale sarà diverso, ma, se ci pensiamo, non abbiamo mai avuto un Natale uguale a un altro.
E anche questo sarà unico.
La frenesia, la corsa della Vigilia di Natale però, forse è simile tutti gli anni; perchè allora non rendere diversa questa Vigilia di Natale 2020?
Le nostre abitudini sono forti, quindi è necessaria una certa disciplina per uscire dal nostro bozzolo e ricevere la magia di ciò che ci circonda, ci ricorda Pema Chödrön: mettere in pausa – fare tre respiri coscienti in ogni momento in cui notiamo di essere bloccati – è una pratica semplice ma potente che ognuno di noi può fare in un dato momento.
E allora oggi: mentre sei al lavoro, per queste ultime ore; mentre stai camminando, quando lavi i piatti, prepari il caffè o il tè o ti lavi i denti, crea semplicemente un vuoto nella tua mente discorsiva. Quando ti svegli alla mattina e non sei ancora fuori dal letto, anche se sei in ritardo, potresti semplicemente guardare fuori e fare tre respiri consapevoli.
Metti in pausa e assapora la Vigilia di Natale.
Lascia che ci sia un contrasto con l’essere tutti presi.
Lascia che sia come fare scoppiare una bolla.
Lascia che sia solo un momento nel tempo e poi vai avanti.
Forse così sarai sulla buona strada per tutto ciò che dovrai continuare a fare per questa giornata di Viglia di Natale.
Proprio lì con qualunque cosa tu stia vedendo, con qualunque cosa tu stia facendo, con qualunque cosa tu stia provando.
Buona Vigilia di Natale
Elena
Grazie a Pema Chödrön e a Lionsroar per gli spunti di riflessione.
Un mio conoscente missionario laico del PIME- https://www.pimemilano.com -scrive una interessante lettera alla Comunità, che intitola “la Dinamica del Provvisorio”. Mi fermo a riflettere:
“Di fronte all’accelerarsi di tutte le evoluzioni, una dinamica del provvisorio, che lascia tanto più liberi quanto più si è fedeli all’essenziale, permette di riprendere ancora e sempre un nuovo respiro”.
ROGER SCHUTZ , Priore di Taizé, “DINAMICA DEL PROVVISORIO”, MORCELLIANA 1965. Titolo originale dell’opera: Dynamique du provisoire Les Presses de Taizé – France 1965. Traduzione delle BENEDETTINE DI SAN MAGNO.
Sono giorni che non scrivo sul blog, che non rifletto con voi, sono giorni in cui anche io, come tutti noi, sto vivendo questa situazione e vorrei farmi sempre vedere dagli altri con il sorriso, sicura, felice,…* Sicuramente non sto male, ma come tutti, anche io, in alcuni momenti, vivo la fatica per cercare uno spazio di resilienza… La mente tende a chiudersi nel proprio isolamento, e la consapevolezza viene meno…
Sabato ho avuto modo di vivere uno spazio per me con la venerabile Connie Miller (ordinata monaca buddhista da Kiabje Zong Rinpoche), la quale come sempre, mi aiuta a ri-centrarmi con il suo pragmatismo e con la sua essenziale profondità.
*Vi invito quindi a non farci del male, mostrando un falso sorriso, una falsa sicurezza, perché questo “odio negativo” del volere farci vedere come non siamo ora; questo atteggiamento non ci aiuta*.
Ha consigliato Connie, di rallentare un po’, anche se sembra che tutto sia fermo, chiuso e isolato, da questo “Lockdown”. Forse, se ci guardiamo dentro, ci accorgiamo che le giornate stanno passando comunque velocemente e che questo “vuoto”, questo “stare a casa” si riempie di molte cose, tanto che sembra di non avere comunque tempo.
Mi sono così resa conto -consapevolezza- che nei giorni scorsi stavo perdendo la cura della mia mente, mi stavo trascurando … per andare dove?!?
Ho accolto i suoi consigli rallentando davanti alla difficoltà, ritrovando un centro.
C’è un interessante esercizio/modello Mindfulness chiamato S.T.O.P, per uscire dalla reattività in caso di stress, e potrebbe essere utile in questo momento. Spesso “lo stimolo” ci porta a una reazione immediata, proviamo allora a: FERMARCI- RESPIRARE- OSSERVARE- RISPONDERE/PROCEDERE.
Sii una persona, qui: fermati in piedi in riva al fiume, invoca il gufo. Invoca l’inverno e poi la primavera. Lascia che ogni stagione che vuol venire faccia il suo richiamo. Dopo che quel suono è andato, aspetta. Una bolla sale lenta attraverso la terra e comincia a includere il cielo, le stelle, lo spazio tutto, anche il pensiero che velocissimo si espande fuori. Ritorna e ascolta di nuovo il piccolo suono. All’improvviso il sogno che stai facendo si armonizza con gli altrui sogni; il risultato è il mondo. Se arrivasse un richiamo diverso non ci sarebbe alcun mondo, né tu, né il fiume, né i richiami dei gufi. È importante come stai lì in piedi. Come ascolti la cosa che sta per accadere. Come respiri.
Pagnini F, Philips D. Being mindful about mindfulness. Lancet Psychiatry. 2015 Apr;2(4):288-9. doi: 10.1016/S2215-0366(15)00041-3. Epub 2015 Mar 31. PMID: 26360065.
Sii consapevole sulla Mindfulness
scrivevano nel 2015 Pagnini e Philips sul Lancet Psychiatry.
Sabato nella “Giornata della salute Mentale” ero a un convegno: “Mindfulness e Meditazione, approccio laico e spiritualità cristiana”.
Doriana Losasso, una dei relatori, ha sottolineato la citazione di cui sopra, all’apertura della sua relazione!
Già Mindfulness e Meditazione, così vicine ma anche così diverse; una nell’altra o una che può portare all’altra…
Mi viene da riassumere attraverso l’esperienza pratica il pensiero dei grandi come Marsha Linehan, che ha ideato la DBT (Dialectical Behavior Therapy – DBT, un programma terapeutico “evidence based”, a orientamento cognitivo-comportamentale basato sulla Mindfulness); come Jon Kabat-Zinn, colui che viene definito il padre della Mindfulness come approccio secolare (secolare inteso non solo come laico, ma come approccio che affonda le radici in questo secolo, come ha scritto Stefano Bettera nel suo Quaderno di Meditazione edito da Corriere della Sera); ma anche come ha sottolineato Ellen Langer, madre della Mindfulness!
L’esperienza di pratica personale e con i gruppi mi porta proprio a sottolineare quanto la Mindfulness, come metodologia e come tecnica, possa portare la persona a cogliere la consapevolezza di sè nel momento presente, durante le azioni della vita quotidiana; possa portare la persona alla concentrazione e focalizzazione su ciò che fa,… possa portare anche la persona a realizzare che c’è una dimensione spirituale (ovvero non materiale che ci appartiene)… ma con la Mindfulness, in modo non giudicante, possiamo fermarci a una dimensione comportamentale e psicologica.
Quando si vuole iniziare un percorso di meditazione spesso emergono domande in merito alle scuole, tradizioni, modalità e oggi abbiamo tante opportunità alcune piuttosto improvvisate.
È importante quindi dare spazio all nostra cultura, ai nostri vissuti e alle nostre caratteristiche personali, senza farci portare dalle mode, rispettando il cammino compiuto da altri e rivolgendoci a centri e persone che operano con attenzione.
Lascio ad ognuno di voi la scelta se praticare yoga, meditare con la danza meditativa, vivere appieno un percorso Mindfulness, praticare meditazione cristiana, musulmana, buddhista, meditazione Vipassana, meditazione Zen … l’importante è ricordare che:
La meditazione è sempre una pratica contemplativa ed etica!
Non so come fosse arrivato un faggio in riva al lago, sulla spiaggia di Pisenze, sul lago di Garda. Eppure ci sono stata tante volte, in questo luogo magico sotto la Rocca.
Il faggio era lì e le sue radici, stranamente, anziché entrare nella terra entravano nell’acqua e dalla riva penetravano nel fondale del lago.
Il faggio si ergeva possente, cone uscisse dalle profondità del lago stesso, con i suoi fitti e folti rami, ma ancor più strano, i fiori di questo albero erano fiori di ciliegio, che creavano una nuvola bianco rosata sulla riva… La brezza creava una danza di petali nell’aria che staccandosi dai rami… diventavano gocce di acqua vaporizzata … quest’acqua cadeva leggera sul mio capo e sulle mie spalle. Mi trovavo nel lago, in piedi, con l’acqua fino alla vita e mentre sentivo le gocce di petali sopra di me… con le mani potevo accarezzare l’acqua sotto di me… guardare il cielo e la danza di petali… e guardare il fondale sotto l’acqua limpida di Pisenze, osservando le radici del faggio… che penetravano nelle profondità del lago di Garda!
E poi la musica è sterminata e con lei la mia danza… ma la consapevolezza di questa esperienza è rimasta con me! E sono rimaste con me anche queste immagini!
La Fatica di un lavoro… (in latino Labor: lavoro, fatica!)
E.F.
Pensiamo anche alla fatica psicologica e fisica chiamata con un termine inglese “Fatigue” che delinea da un punto di vista medico e sanitario la fatica fisica e psicologica legata a una patologia.
Tu hai una tua fatica, il tuo peso, il tuo sforzo?
Ieri ho ripreso la pratica di Mindfulness con un gruppo eterogeneo, con fatiche diverse, esperienze di vita diverse…
Oggi rifletto sulla fatica:
Nella pratica di Mindfulness e nella Meditazione, spesso emerge la fatica di stare con il proprio respiro, con tutti gli aspetti simbolici a cui rimanda… la fatica di stare concentrati, presenti … la fatica di osservare consapevolmente che arrivano pensieri, che ti portano via … e che magari fanno stare male! La fatica di accogliersi e comprendere che non c’è il miracolo, ma che tu sei il miracolo ed è faticoso accettarlo!
Nelle attività fisiche la fatica di riprendere o iniziare consapevolmente sapendo che camminare, muoversi, danzare, correre sono uno sforzo: il dolore muscolare, le aspettative,… il giudizio!
La fatica non è mai sprecata: soffri ma sogni.
(Pietro Mennea)
La fatica: quando qualcosa ci diventa faticoso, cosa significa per noi, per il nostro corpo- la nostra mente?
Apprezziamo e consideriamo il ruolo di questa caratteristica dell’essere umano, che ci misura,… ci da il limite…? Oppure la allontaniamo da noi? E allontaniamo da noi tutto ciò che ci diventa faticoso? Difficile, pesante? Oppure non riusciamo a dosare la fatica?
Non bisogna lasciare che la fatica entri nel cuore. Può darsi che la fatica controlli il tuo corpo, ma fai del tuo cuore una cosa tua.
Haruki Murakami
Riflettiamo su questa parola e sul peso che essa ha, ma anche sulle sue opportunità!
Ho lasciato ai partecipanti del percorso alcuni appunti e spunti per cercare di creare occasioni di pratica informale e prendersi degli spazi per la pratica formale. Non giudicatevi se non siete riusciti a prendervi del tempo, possiamo ripartire e riprendere questi spazi.
Potete utilizzare una camminata, una doccia, una pausa te/caffè per dedicarvi alla pratica informale: ascoltando i sensi, la vostra presenza alle attività.
Oppure potete farvi guidare da audio, se faticate a praticare in autonomia, o potete seguire letture che vi evocano meditazioni analitica su diverse tematiche,…
Dal 7 settembre per 4 lunedì ci dedicheremo a:
GLI EVENTI: SENSAZIONI-EMOZIONI-PENSIERI
LA RELAZIONE CON I PENSIERI: ACCETTARE E LASCIARE ANDARE
COME POSSO PRENDERMI CURA DI ME?
CHE IL VIAGGIO ABBIA INIZIO. DAL CORSO ALLO STILE DI VITA
Questi sono giorni in cui si torna alla routine (mi auguro), sapendo che potrebbe essere un periodo nuovamente incerto. Troviamo nella pratica Mindfulness un punto fermo, per darci una struttura, una centralità.
Vi ricordo che su Youtube e InsightTimer ho registrato parecchie pratiche che potrebbero esservi utili, ma ci sono altri conduttori che hanno pubblicato interessanti audio.
Inoltre dopo l’esperienza del Lockdown ho deciso di proporre due modalità di proposta delle attività di Mindfulness e Meditazione, per i prossimi mesi a “Lo Spazio”. A questo link trovate le mie proposte per l’autunno. http://www.lospazio.org/doc/MINDFULNESS_IN_PRESENZA_E_ONLINE_.pdf
E dopo avere ricevuto i vostri feedback, sto creando qualcosa all’aperto … unendo meditazione camminata, seduta,… in uno spazio nella natura.
A presto!
#BuoniGiorni
Elena
*A questo percorso già avviato potranno accedere, oltre agli iscritti, coloro che hanno già praticato altri percorsi Mindfulness e Meditazione guidati da me (contattandomi direttamente).
Non è un ristorante, sei a casa, sei “In Villa”*, come dice Stefania, la mia amica Stefania, che negli anni si è trasformata, ha cambiato professione, stile,… mantenendo però da sempre una passione, cucinare, facendone, ora, la sua vita e il suo lavoro!
Sapete che mi piace la citazione di Confucio:
“Fai della tua vita il tuo lavoro e del tuo lavoro la tua vita”
Confucio
(interpretatela bene però!).
Prima di “arrivare a casa”, di realizzare il suo “Home Restaurant”, come vengono chiamate queste attività nate agli inizi del 2000 negli Stati Uniti, Stefania ha anche gestito un ristorante, ma non era ciò che desiderava… perchè in un Home restaurant mangi, ma, mi permetto di dire, in modo diverso rispetto al ristorante, non solo perché sei in una casa privata, ma anche perché tu hai relazione con i padroni di casa, che cucinano, ti servono, avendoti come ospite, pur non conoscendoti, ma parli con loro, se lo desideri, chiedi a loro e puoi fermarti, in uno spazio solo per te, senza fretta, proprio come a casa quando ospiti amici. Non devi cucinare e non devi riordinare!
La sala da pranzo è per te, il cibo, che Stefania ti propone, è pensato per te, deciso con te: tu hai scelto, guidato da lei, il tuo menù! Stefania ti educa al gusto, alla scelta del cibo e degli ingredienti locali, della stagione, ti ricorda le origini dei piatti e va alla ricerca dei prodotti.
Quando ti porta a tavola il pane senti il profumo e ne guardi la forma e il colore. Quando ti porta a tavola il pane, lo assapori, senti il sapore dei grani scelti, dei semi o delle spezie e aromi che aggiunge per farti conoscere nella semplicità, la particolarità.
Poi ti si avvicina e con gentilezza ti parla del cibo, della sua passione, della cura per quel piatto, perché non c’è fretta, è lì per te e con te, lasciandoti nella tranquillità, se lo desideri, di sentirti a casa…
Ti ha aperto la porta di casa e quando la saluti ti lascia un dono: magari ciò non sei riuscita a finire…
Oppure, come è accaduto in questi giorni di convalescenza, ti fa un regalo!
Con lei ho parlato di Mindful Eating, perché da lei mangi con consapevolezza
Oggi voglio dialogare con voi … Ho bisogno del vostro aiuto! Non prevedevo questa mattina di scrivere sul blog,… che sta diventando come un diario condiviso con voi!
Quando arriva questo periodo, ma già da qualche tempo prima…. mi trovo a riflettere, creare, programmare per ciò che sarà dopo la pausa estiva. La ripresa delle attività ormai consolidate, con i colleghi di sempre; le novità, la ricerca,… tutto si crea, si trasforma,… si rinnova…
Ammetto che quest’anno le cose si sono modificate: questa situazione nell’incertezza, che da una parte mi stimola, perché una libera professionista, una imprenditrice è stimolata a creare,… Questa incertezza attuale è però bloccante, in quanto non c’è solo l’ignoto “cosa sarà?”, questo è un ignoto che blocca “non sai cosa sarà e potrebbero toglierti anche questo ignoto, questo non sapere!” (non so se mi sono spiegata!).
Mi trovo a pensare, creare, inventare …. “navigando a vista”, perché potrebbe accadere che mi rimandino la nave in porto, quando ha appena iniziato a prendere il largo (consapevole che ci potranno essere tempeste, mare calmo,… ovvero l’ignoto), oppure che non facciano nemmeno uscire le navi dal porto, avvisandoci però mentre stiamo levando l’ancora… Rifletto su tutto ciò sentendomi responsabile per tutti voi che abitate “lo Spazio”, per i professionisti che collaborano con me per realizzare le attività,…. e poi allargo la riflessione anche agli altri che hanno attività come la mia, oppure diverse dalla mia…
Come sapete le mie riflessioni avvengono con modalità creative, meno razionali: attraverso le artiterapie e attraverso la meditazione…
Questa mattina meditavo e durante la pratica, dopo essermi fermata sul mio respiro e avere calmato la parola, il corpo e la mente… nel momento di consapevolezza, l’Insight/la consapevolezza… che ne sono emersi sono stati: la paura, la confusione, il non poter progettare e sapere ancora oggi quale progetto, che già hai messo in cantiere, si potrà realizzare…, è arrivato anche l’ignoto bloccante… il momento non è stato piacevole, vi confesso!
Poi sono arrivate la gioia, la misericordia, la provvidenza, come se volessero teneramente accarezzarmi e il respiro mi ha fatto sentire nuovamente a casa! Il potere della meditazione… Ora sento che il mio respiro è più profondo (!).
Mi sono confrontata con un caro compagno di meditazione e master il quale mi ha inviato a: “Coltivare gli stati salutari della mente rievocando le emozioni i sentimenti, le sensazioni di quando hai aiutato qualcuno, o hai fatto del bene a chi ne aveva bisogno piano piano questi prenderanno il posto delle paure dell’ansia, dell’incertezza e il sole tornerà a illuminarti”.
E.S.
Grazie! Perchè il sole mi ha illuminato e ora i protagonisti sarete voi!
Vorrei farvi due domande e chi di voi lo vorrà potrà rispondermi e abbiamo diversi canali per risponderci, grazie alla tecnologia!
Cosa vorresti trovare a “Lo Spazio”? Cosa vorresti fare a “Lo Spazio”?
Attendo le vostre risposte che mi aiuteranno a trovare strategie, idee, piani di viaggio per stare e navigare in questo mare della vita!