Buona Pasqua!

Buona pasqua!
Festa Cristiana, festa dell’amore più forte della morte; festa che riprende la festa ebraica di Pesach, l’uscita dall’Egitto del popolo di Israele, festa alla base dell’identità ebraica. Anche gli Ebrei hanno ripreso questa festa di primavera dai Cananei, il popolo che abitava la Terra promessa. Anche gli Ebrei hanno ripreso una tradizione della loro terra: riprendere ogni volta che è primavera, che la natura dona la vita nuova.

Il mistero e la natura.
Le piante primaverili: la primula che apre la porta alla primavera!

L’uomo, la donna e il mito: il mito di Orfeo fa riferimento alla Pasqua. Orfeo canta il divino e suona la lira, è estasiante. Orfeo sposa Euridice, ma il giorno delle nozze Euridice viene morsa da un serpente, muore e raggiunge il regno dei morti. Orfeo la raggiunge e canta per i morti, tutti restano ammaliati e commossi e Ade concede a Orfeo di riportare la sua sposa nel mondo dei vivi, a patto che non si volti a guardarla per tutto il tragitto. Ma, ahimè, durante il tragitto succede qualcosa e Orfeo perde il contatto con Euridice. Si volta a guardarla e la sposa cade, nuovamente, a terra morta.

L’uomo e la donna e il rito:
la passeggiata Pasquale cantata da Goethe: camminare nella natura. Camminare quanto è speciale, meditativo, rituale!

Ecco fiume e ruscelli già liberi dal ghiaccio
al dolce sguardo della primavera che infonde vita;
lieta verdeggia la speranza nella valle.
Spossato, il vecchio inverno si è appartato in monti inospitali,
e di lassù, fuggendo, scaglia solo il brivido impotente della grandine,
a raffiche, sul piano verdeggiante.
Ma il sole non tollera più il bianco:
dappertutto si destano le forme e i desideri,
su tutto vuole infondere la vita dei colori,
e poiché i prati mancano di fiori, ci mette uomini vestiti a festa.
Vóltati, guarda indietro da queste alture verso la città.
Dal vano cupo della porta esceun brulicare di gente variopinta.
Oggi hanno tutti voglia di sole.
Festeggiano la resurrezione del Signore, perché anche loro sono risorti:
dalle umide stanze in case basse, dai vincoli del mestiere e degli affari,
dall’oppressione dei tetti e dei comignoli, dal pigia pigia delle strade anguste,
dalla notte solenne delle chiese, eccoli, tutti escono alla luce.
Guarda! Guarda come rapida la folla si frantuma per campi e per giardini,
come il fiume trascina in lungo e in largotante allegre imbarcazioni,
e come l’ultima, laggiù, si allontana stracarica fino ad affondare.
Anche sulla montagna dai viottoli lontani ci ammiccano vestiti colorati.
Sento già il tumulto del villaggio.
Il vero paradiso del popolo è qui, dove piccoli e grandi felici fanno festa;
qui io sono, qui posso essere uomo.
Osterspaziergang (La passeggiata pasquale), tratta dalla prima parte del Faust di Goethe.

 

http://www.superfluonecessario.it/millumino-meno-meditazione-camminata/

L’uomo e la Donna e il Simbolo:

“La nostra libertà non sta fuori di noi, ma in noi. Si può essere vincolati all’esterno e tuttavia sentirsi liberi, perché ci si è liberati dalle catene interiori. Si può forse guadagnare la libertà esteriore mediante un’azione energica, ma la libertà interiore si crea solo mediante il simbolo.”
(C.G.Jung, Libro Rosso, p.311)

Buona pasqua e Buona primavera a tutti e a tutte!
Elena Fossati
“Lo Spazio”

Due grandi Vasi!

Oggi un racconto … Speciale!

Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso
all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre
pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre
quello crepato arrivava mezzo vuoto.
Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo
un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma
il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito
di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato
fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento,
un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso,
perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua
fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”.
La vecchia sorrise: “Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua
parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho
sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di
fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li
innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola.
Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per
ingentilire la casa”.

Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il
difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e
gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è
e vedere ciò che c’è di buono in lui.

 

Ricordiamoci sempre che siamo speciali, noi i nostri figli le persone che amiamo, così come sono!

Elena Fossati